Accompagnamento alla nascita è la denominazione che ho scelto di dare alla più popolare nota espressione di “preparazione al parto”. Tra le motivazioni legate a questa scelta, è che, prima di tutto, non sono né un medico né un’ostetrica: preferisco restare nei confini delle mie competenze come counselor e costellatrice familiare.
La preparazione al parto è conosciuta ormai da almeno un ventennio e, in questi ultimi anni, ogni struttura ospedaliera che si rispetti organizza corsi preparatori, generalmente condotti da un’ostetrica in collaborazione con il personale medico o infermieristico.
Nel corso degli anni, alle figure professionali già riconosciute se ne sono affiancate altre: dalle insegnanti di yoga, a quelle di pilates per arrivare alla pratica del fitness in generale, specie quello acquatico ritenuto più soft rispetto ad altre forme di esercizi fisici. Tutti propongono percorsi per le donne facendo spesso leva sul “rampante ideale” che vede una donna in attesa mantenere il suo fisico il più possibile magro, asciutto e tonico. Anche se è auspicabile non aumentare di troppo il peso corporeo, quando tutto questo si trasforma in una costrizione e univoca visione, credo sia necessario fermarsi e vedere bene cosa si cela in realtà dietro a ogni proposta riguardante la gravidanza.
Nell’ottica condizionata dai correnti principi estetici si é spinti a sottoporsi a diete improbabili, specie se si è incinta, in virtù di un benessere più omologato agli standars delle riviste di moda, a discapito del ben-essere in senso più ampio e globale. In questo ginepraio d’idee e proposte ho sentito l’esigenza di decidere dove intendo collocarmi facendo un poco di ordine nei principi e attività che già vivo nella mia vita lavorativa, attraverso la proposta di temi e di procedure studiate ad hoc..
Sono stata come “sospinta” a dedicarmi al tema della nascita, grazie alla mia formazione di rebirther, durante una decisiva, quanto impegnativa, seduta di “respiro circolare e consapevole” che faceva parte del training di crescita personale: il dolore, il senso di separazione, il senso di colpa e una gamma di emozioni strazianti mi fecero approdare a una considerazione che, a tutt’ oggi, è il perno su cui ruota la mia esperienza come insegnante.
Capii quel giorno che molte delle scelte, che avevo fatto fino a quel momento, erano intrise di terrore e di sfiducia nell’Esistenza. La rabbia e il dolore percepiti alla nascita, di cui ero all’oscuro e che riemersero in quell’esperienza, hanno dato corpo alla convinzione di non essere assolutamente in grado di dare alla luce un figlio mio: proprio da quel presupposto distorto, partirono poi una serie di esperienze fuorvianti che mi allontanarono di molto, dal vero sentimento verso la vita.
Tutto ciò durò per me fino al giorno in cui rievocai, all’interno di una seduta di rebirthing [1], l’evento della mia nascita: quella rabbia è evaporata e si é integrata grazie all’assistenza e al sostegno percepito in quel cammino interiore. Ho rivissuto fin dentro l’ultima cellula del corpo, quel passaggio dalla pancia “acquatica” di mia madre all’aria del mondo in cui precipitavo. Una vera e propria folgorazione che ha cambiato, per fortuna, il corso della mia vita: l’intuizione è stata che sì, ero prigioniera, ma certo non per colpa di quella società che tanto detestavo e che cercavo di cambiare con la sola forza dell’ideologia.
Ho percepito di essere “schiava” di tutta una serie di convinzioni coltivate in quei mesi a contatto strettissimo con le paure di mamma e nate insieme con me: da quelle ore di travaglio, percepito come eternamente spaventoso, è maturata la falsa convinzione, avvertita come vera, che … io sono cattiva perché faccio soffrire e quindi non merito di vivere la mia vita felice! [2]
Una vera e propria caduta libera dal paradiso all’inferno. Dopo il dolore, lo smarrimento e lo sconforto più totale è arrivata la morbida sensazione, come una carezza, della Rinascita nella stessa vita. E’ arrivata, come benedizione, la risposta alla domanda “chi sono io veramente?”: in un lampo si sono squarciati i veli delle negative impressioni passate e, da quell’istante di grazia, ha avuto modo di crescere una nuova, amorevole e confortante consapevolezza di me stessa. Una consapevolezza che persevera nel suo meticoloso lavoro attraverso un lento risveglio alla Realtà: un pensiero che mi sospinge in uno spazio interiore dove non esiste esperienza positiva o negativa, bella o brutta, ribelle o conforme, ma solo infinita possibilità di esperienza.
Da qui prende dunque consistenza e forma il progetto di indirizzare la mia professione ad accompagnare le donne a fare chiarezza in se stesse durante un tempo particolare, delicato e importante per la Vita: la gravidanza. Ho riflettuto tra me e me: se é stato così importante e vitale riconoscere nella nascita l’aspetto che ha influenzato maggiormente le scelte e le decisioni della mia vita, è possibile e utile rendere partecipi e consapevoli altre donne di questa possibilità.
E’ stato naturale rivolgermi proprio a loro, alle donne incinte che stanno per vivere una doppia nascita: di sé nella propria maternità e, contemporaneamente, come donne nell’esperienza della loro “nascita come madri”. Il mio impegno è di creare per queste donne opportunità d’incontro con se stesse e con altri, grazie a un percorso di consapevolezza capace di favorire questa trasmutazione attraverso il ricordo inciso nell’anima della Madre, che è in ognuna di loro e presente in potenza in tutte noi, anche in quelle donne non madri di bambini.
[1] In una sessione di rebirthing l’inspirazione è profonda e rilassata, l’espirazione avviene spontaneamente, grazie al naturale afflosciarsi della gabbia toracica, senza spingere l’aria fuori: il ritmo è continuo e senza pause e crea un movimento respiratorio circolare, profondo e consapevole.
[2] nel rebirthing la credenza citata prende il nome di menzogna personale, la quale è composta, a strati, da tutti i condizionamenti negativi che si sono formati molto presto: durante la gestazione e/o durante la nascita
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Nel suo progetto per la nascita di un’umanità futura più consapevole e spirituale, il Maestro O.M. Aivanhov racconta:
…“Anziché permettere che lo Stato continui a spendere miliardi e miliardi per armamenti, ospedali, prigioni e tribunali, consiglierei di occuparsi soltanto della donna incinta: le spese non sarebbero così elevate, mentre i risultati infinitamente migliori. Chiederei allo Stato di mettere a disposizione dei terreni in zone molto belle, in posizioni particolari, dove far costruire edifici in stile e colori che indicherei io stesso. Ci dovrebbero essere anche grandi parchi con una grande varietà di alberi e fiori, con fontane e giochi d’acqua (…) E’ là che le donne incinte dovrebbero andare ad abitare per tutto il periodo della gravidanza nutrite e alloggiate a spese dello Stato (…) in queste condizioni di pace e di bellezza le donne metterebbero al mondo bambini i quali riverserebbero sulla Terra tutte le benedizioni del Cielo”.[1]
Mi permetto un breve inciso su questa ipotesi, una considerazione del tutto personale. Trascrivendo questo brano, che ho letto e riletto svariate volte in diverse fasi della mia vita, sorrido benevolmente perché, al di là di un ideale romantico, che resta nel mio cuore e che ancora credo possibile, un altro tipo di pensiero, decisamente più disincantato del primo, si affaccia alla mia mente di oggi: ma non si potrebbe utilizzare i terreni sequestrati ai mafiosi per realizzare questo progetto?
Un’opportunità umanamente logica che pare non risultare facile da mettere in pratica: le attuali credenze, intrise nei “pensieri di piombo”, depistano e deviano l’agire attraverso un meccanismo di azioni dedite allo sfruttamento e al depauperamento delle naturali risorse dell’essere umano.
Di fatto viviamo in un mondo di esseri tristi che sfruttano e calpestano altri esseri tristi in una “ruota panoramica”d’inconsapevolezza, in cui la realtà dei fatti non gioca a favore dell’Essere ma dell’apparenza e della cecità di visione sul futuro.
In tutto questo si consolida ancora di più la dicotomia tra pensiero e azione: seppur sostenuti da buoni propositi, instillati nelle menti da ideologie e da dogmi religiosi o spirituali, la tendenza non è quella di considerare una nascita sana come un fatto rilevante e irrinunciabile per il futuro della società; anche se gli standard di vita sono cambiati molto, mai come ora siamo stritolati da un sistema economico che vede donne e bambini fonti di cospicui e facili guadagni sfruttando l’onda emotiva e la vulnerabilità che vive una donna incinta. Disposta a spendere molto denaro per oggetti oltremodo di dubbio valore pratico in cambio di sicurezza e stabilità, viene depistata da ciò che occorre veramente per costruire una relazione d’Amore tra esseri umani: AMARE SE STESSE.
Siamo anni luce lontani da questa visione armonica del vivere, ma non per questo smetterò di ricordarmi e cercare di condividere appena posso, che
LA GIOIA, LA PACE, L’ARMONIA sono NOSTRO DIRITTO DI NASCITA.
[1] O.M. Aivanhov- L’educazione inizia prima della nascita- ed Prosveda – anno 2009 – pag 38
Cara Laura, tutto ciò che scrivi è molto interessante e lo condivido pienamente.
Puntiamo tutto sul presente e sul futuro migliore per le le nuove Nascite!
Io sento che un giorno, non così lontano, creeremo il posto magnifico di cui parla il Maestro Aivanhov, e le donne incinte saranno accolte con tanto amore, nell’ambiente che meritano.
Ti sono grata per ciò che stai facendo.
Tiziana Mango